E l’idrogeno verde sbucò dal Mare del Nord, sfruttando piattaforme offshore esistenti- Corriere.it

2022-09-10 03:30:56 By : Ms. Susan Liu

Idrogeno verde? Bello è possibile. Sì, ma quanto costa e quali sono i passaggi “più economici” per garantire: trasporto, stoccaggio e uso finale. In Italia, non mancano le soluzioni su carta. I progetti abbondano. E sicuramente con l’ultima chiamata alle armi da parte di Snam, che ha appena creato “HyAccelerator”, il primo acceleratore su scala globale per startup dell’idrogeno, finalizzato alla creazione di un vero e proprio ecosistema dell’idrogeno («Puntando sulle tecnologie più promettenti e facilitandone l'ingresso sul mercato», afferma Cosma Panzacchi, vicepresidente esecutivo per l'Idrogeno di Snam) ne vedremo delle belle. Ma una prima soluzione (non ancora operativa), ma che, in pratica, camminerebbe su gambe-strutture già esistenti, esiste e viene da molto lontano. Dalle gelide acque del Mare del Nord. E per la quale basterà semplicemente unire le forze e sfruttare ancora meglio gli impianti già in funzione e convertibili per ricavare idrogeno verde.

Grazie ad una partnership tra “Lhyfe”, “Borr Drilling”ed “Aquaterra Energy', si cercherà di ricavare idrogeno verde da piattaforme offshore. Intanto, in Italia, in casa Snam, nasce “HyAccelerator”: l’acceleratore per start up dell’idrogeno - Altri approfondimenti sui temi portanti che verranno discussi alla Cop26 di Glasgow sul mensile cartaceo Pianeta 2021 che trovate in edicola oggi con il Corriere

Ebbene sì, l’unione fa la forza dal momento che intorno alle piattaforme offshore di “Borr Drilling Limited”, l’azienda che gestisce impianti di sollevamento per la perforazione dedicata all’esplorazione e produzione di petrolio e gas in tutto il mondo — fino ad una profondità di 122 metri —, troviamo anche “Aquaterra Energy”, specializzata nel settore energetico offshore globale, e “Lhyfe”, produttrice e fornitore di idrogeno nei settori del trasporto e dell’industria.

Tutte e tre le imprese contribuiscono al progetto “Haldane”: portare in superficie idrogeno verde su scala industriale mediante un elettrolizzatore applicato alla “vecchia” piattaforma petrolifera, proprio là dove c’è il vento . Tanto vento. «Non faremo altro che il nostro lavoro, migliorando continuamente la sostenibilità delle operazioni», afferma Darren Sutherland, direttore dei lavori di perforazione per Borr Drilling.

L’importante è “soffiare” sull’elettrolizzatore

Una dichiarata semplicità operativa e tecnologica che però un po’ contraddice un modello commerciale poco sostenibile per lo stesso settore. Proprio per questo, però, l’idea di creare un consorzio serve a mettere in campo forze e interessi differenti ma uniti da un unico obiettivo. E se è pur vero che le risorse eoliche più efficienti sono collocate decisamente al largo, lontane dalla costa , e che il trasporto di questa energia tramite un cavo sottomarino significherebbe un investimento altissimo e improduttivo — considerando, per esempio, la saturazione della rete —, è anche vero che mettere insieme tre protagonisti come Lhyfe, Borr drilling e Aquaterra energy, consente di dotare l’elettrolizzatore di un’ampia e costante fornitura di energia rinnovabile. Prerogativa essenziale per creare idrogeno su scala commerciale.

Tutti d’accordo grazie alle rinnovabili

Intanto, dalle parti di Lhyfe, fanno sapere di essersi già occupati di operazioni del genere: «Stiamo già producendo idrogeno verde in quantità industriali, con un collegamento diretto alle energie rinnovabili: pompando acqua di mare e purificandola per alimentare il processo di elettrolisi », racconta Matthieu Guesné, Ceo di Lhyfe. Mentre la terza parte, Aquaterra Energy, afferma, tramite James Larnder, consigliere delegato dell’azienda con headquarter a Norwich, in Inghilterra: «Siamo entusiasti di essere l’interfaccia che riunisce l'interesse di Lhyfe nei mercati offshore ed espande l’esperienza di Borr Drilling in impianti di sollevamento». Non resta che partire. Tutti insieme.