Eni pioniera della digital transformation: dai “pozzi virtuali” all’impianto in Basilicata - Economyup

2022-09-10 03:32:12 By : Ms. Penny Yang

Eni da sempre utilizza tecnologie di punta nelle sue attività operative evolvendo fino ad arrivare oggi al primo impianto integralmente digitalizzato in Val d’Agri. Qui dettagli e case study

La trasformazione digitale è un fenomeno che da diversi anni sta interessando tutte le aziende: alcune ne sono state travolte, altre hanno faticato a restare al passo con l’innovazione, altre ancora hanno saputo coglierne l’importanza, e sono così riuscite a sfruttarne le potenzialità per un’ulteriore e costante creazione di valore. È il caso di Eni, storica azienda energetica nata in Italia che di fatto è stata pioniera della digital transformation: il suo percorso di digitalizzazione è iniziato sin dagli anni Settanta e si è evoluto fino ai nostri giorni. Oggi questa multinazionale attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della chimica, dell’energia elettrica e delle rinnovabili, presente in oltre 67 Paesi con 30 mila persone,  sta portando avanti un importante processo di trasformazione digitale. Ma andiamo per ordine e vediamo innanzitutto cos’è la digital transformation, per poi analizzare la strada intrapresa da Eni, dall’uso dei dati nell’ambito della perforazione dei pozzi petroliferi fino al suo primo impianto integralmente digitalizzato aperto in Basilicata.

La trasformazione digitale nasce dalla disponibilità di una enorme quantità di dati (i Big Data) e soprattutto dalla capacità di analizzarli e utilizzarli grazie a innovative tecnologie legate all’intelligenza artificiale.

La trasformazione digitale consente di ridisegnare e migliorare i processi che governano il business, innovando, di conseguenza, il modo di lavorare. La digital transformation rappresenta quindi un profondo cambiamento culturale che spinge le organizzazioni a sperimentare e sentirsi a proprio agio con gli strumenti digitali.

Da tre decenni Eni ha intrapreso la via della digitalizzazione. Lo ha fatto molto prima che nell’industria si cominciasse a parlarne ed è riuscita nel tempo a trasformare la necessità di elaborare grandi quantità di dati in un forte vantaggio competitivo. Per Eni trasformazione digitale significa una continua creazione di valore, che migliora la sicurezza di persone e impianti, favorisce l’accesso all’energia, il il rafforzamento di performance economico-operative, e la rapidità dei processi operativi e decisionali che diventeranno sempre più data driven. È un percorso che affonda le radici nel passato e che guarda al futuro, con l’obiettivo di rendere le attività sempre più integrate ed efficienti. La trasformazione digitale di Eni è trasversale al suo modello di business e mette in gioco persone, tecnologie e competenze. “Digitalizzazione – spiega Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni – significa una comunicazione elaborata, algoritmica e viene da scambi, integrazione e condivisione. La nostra digitalizzazione copre trasversalmente tutta la società”.

La società ha avviato un processo di profonda trasformazione digitale che prevede, oltre all’innovazione tecnologica, l’innovazione dei flussi operativi e dei modelli organizzativi. Per definire la strategia digitale e realizzare la trasformazione in modo integrato in tutte le aree di attività della compagnia è stata creata a metà settembre 2018 la Digital Business Unit. Questa unità definisce le iniziative digitali promuovendo anche canali di open innovation (il paradigma in base al quale le aziende ricercano innovazione al di fuori del proprio perimetro), collabora all’integrazione di nuove competenze digitali e soprattutto attua un importante programma di change management.

La trasformazione digitale richiede un rinnovamento culturale che deve essere condiviso a tutti i livelli all’interno dell’azienda. Per questo Eni, tramite Eni Corporate University, ha avviato un importante programma di formazione interna sulla digitalizzazione.

La formazione tecnica prevede ad esempio innovativi corsi di training operativo con utilizzo della virtual reality. Anche gli strumenti di formazione sono innovativi. Una tra tutti, il Digital Transformation Center, una piattaforma online cui possono accedere tutte le persone Eni per una formazione personalizzata. Per quanto riguarda l’open innovation, tra le numerose iniziative avviate: una Call for Innovation rivolta a startup italiane, il primo Hackathon interno, incontri mirati

“La trasformazione digitale – sottolinea Luigi Lusuriello, Chief Digital Officer Eni – è un circolo virtuoso: le persone migliorano le tecnologie e le tecnologie migliorano le prestazioni delle persone”.

(IN QUESTO VIDEO LUIGI LUSURIELLO SPIEGA LA TRASFORMAZIONE DIGITALE DI ENI)

Eni è stata avamposto di trasformazione digitale in perforazione (Drilling&Completion). Per avviare e sviluppare il progetto di digital transformation la multinazionale si basa su tre elementi: l’Artificial Intelligence a sostegno delle decisioni operative; la Virtual Reality per la simulazione delle operazioni; la robotica avanzata per l’automatizzazione delle operazioni del piano sonda. Questa trasformazione intende raggiungere tre importanti obiettivi: maggiore sicurezza sugli impianti; migliori performances; migliore pianificazione dei pozzi.

Un digital twin è la replica digitale di un impianto creato per prevedere cosa potrebbe accadere al gemello “reale” in diverse situazioni operative. Grazie alla sensoristica diffusa e all’uso dei big data, si può simulare in tempo reale quello che sta per succedere in una determinata situazione.  Eni, in collaborazione con Saipem, ha completato la digitalizzazione integrale di un impianto, lo Scarabeo 8, in modo da creare, appunto, un digital twin per la riproduzione virtuale dell’impianto e aumentare la sicurezza per il proprio personale.

(QUI UN VIDEO SULLA DIGITALIZZAZIONE DI SCARABEO 8)

Per Eni il digitale è una leva per lo sviluppo sostenibile: può accelerare la crescita economica, favorire l’accesso all’energia e il rispetto dell’ambiente. È anche attraverso il digitale che Eni punta ad essere carbon neutral nel lungo termine. Su questi temi ha avviato un progetto in collaborazione con il Columbia Center on Sustainable Investment. Inoltre ha adottato l’approccio Dual Flag che punta a sviluppare il business nei Paesi in cui opera per un beneficio congiunto di Eni e del Paese produttore che vede accrescere localmente la possibilità di accesso all’energia. Sono esempi il campo M’Boundi in Congo, la centrale Kwale Okpai in Nigeria per la valorizzazione del gas naturale locale. C’è poi OCTP in Ghana, l’unico progetto di sviluppo di gas non associato interamente dedicato al consumo domestico nell’Africa Sub-Sahariana, che garantirà al Paese almeno 15 anni di forniture di gas stabili, affidabili, e convenienti. Così l’azienda guarda al futuro intraprendendo un percorso di economia circolare, ovvero quell’economia in grado di rigenerarsi da sola, basata su recupero e riciclo, rallentamento del circuito d’uso (ossia allungamento della durata di vita dei prodotti) e restringimento del circuito d’uso, cioè incremento dell’efficienza nell’uso delle risorse. “Serve entrare in un nuovo modello di conservazione dell’energia che abbia al centro l’economia circolare e dia vita non solo a una riduzione degli sprechi, ma anche a una minore necessità di materie prime” afferma Claudio Descalzi.

Il Centro Olio Val d’Agri è il primo impianto digitale di Eni in Italia. In occasione dell’OMC 2019 di Ravenna è stato presentato il piano di trasformazione digitale di Eni che, partendo dal Centro Olio Val d’Agri (COVA), intende impiegare la digitalizzazione come acceleratore del modello integrato di crescita sostenibile. La sensoristica, la disponibilità di una grande mole di dati e la capacità di elaborarli in modo estremamente potente hanno permesso a Eni di sviluppare nuove tecnologie, prima tra tutte quelle legate all’Intelligenza Artificiale. Queste tecnologie hanno potenzialità enormi e sono in grado di sostenere le attività operative portando benefici, in particolare, in ambito di sicurezza, asset integrity, ambiente ed efficienza operativa.

Il Cova è stato scelto per diventare la prima Lighthouse nel mondo Eni, vale a dire un impianto integralmente digitalizzato con le tecnologie più innovative. Questo è stato possibile in quanto il Centro di Viggiano già era uno degli impianti più avanzati e completi, con una notevole quantità di dati disponibili.

Le persone che hanno lavorato al progetto di digitalizzazione dell’impianto hanno potuto disporre di una “biblioteca” di soluzioni digitali già testate e selezionare quelle che meglio si adattavano allo specifico sito. Da un unico sistema di controllo (IOC-Integrated Operation Center) si ha ora accesso a tutte le informazioni dei processi più rilevanti per il sito e si ricevono suggerimenti operativi dalle soluzioni digitali adottate. Naturalmente sono però sempre le persone con le proprie competenze a decidere le azioni da intraprendere.

L’implementazione delle soluzioni digitali, come si diceva, comporta un nuovo modo di lavorare ed è quindi indispensabile attuare un profondo rinnovamento culturale. Questo viene promosso da un importante programma di change management, fondamentale per ottenere i benefici attesi. Le iniziative di change management realizzano il necessario accompagnamento per le persone coinvolte nel processo di trasformazione digitale e generano un arricchimento e ampliamento delle competenze professionali delle persone .

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