Gas, quali sono i Paesi che ci guadagnano dalla crisi? E chi ci rimette?- Corriere.it

2022-09-10 03:30:26 By : Mr. Abel Yang

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di Massimiliano Jattoni Dall’Asén05 set 2022

La crisi del gas ha messo in ginocchio gran parte dell’Europa, Borse comprese, ma ci sono Paesi che in questa tempesta stanno navigando a vele spiegate, facendone profitto. Quello che serve per questo — fino a poco tempo fa inaspettato — business è avere combustibile da vendere, ora che la Russia con la guerra in Ucraina si è fatta scippare la posizione dominante che aveva nelle forniture di gas per l’Europa (secondo Eurostat, nel 2020 l’Unione Europea importava il 41,1% del suo gas naturale dalla Russia). Alla fine, Mosca è riuscita là dove Washington probabilmente avrebbe mancato l’obiettivo: aprire totalmente il mercato del gas in Europa agli Stati Uniti , che ora forniscono al nostro continente tre volte il gas che importiamo dalla Russia.

Insomma, si sta realizzando uno degli obiettivi dell’America First di Donald Trump, che nel 2019 metteva il gas naturale liquefatto tra le priorità dell’amministrazione del tycoon, con il via libera a tecniche discusse e osteggiate dagli ambientalisti come il fracking , il processo di fratturazione idraulica che permette la perforazione della roccia con lo scopo di migliorare l’estrazione di gas e petrolio. L’obiettivo trumpiano era aumentare l’export del gnl del 50% entro il 2030: e già ora ha superato Qatar e Australia nella produzione mondiale.

di Federico Fubini, da Cernobbio

Usa, aumentata di 15 miliardi di mq la fornitura alla Ue

A marzo, Washington ha accettato di fornire 15 miliardi di metri cubi di gnl aggiuntivo ai mercati dell’Ue quest’anno, un obiettivo che probabilmente supererà. Fino a giugno 2022, gli Stati Uniti hanno esportato circa 57 miliardi di metri cubi di gas liquefatto, di cui 39 destinati all’Europa, secondo i dati di Refinitiv pubblicati a fine luglio. L’Europa nei primi sei mesi di quest’anno ha aumentato le importazioni del gas liquefatto del 60% e le metaniere con il prezioso carico sono arrivate soprattutto dagli Stati Uniti, che attualmente però stanno vivendo uno stop fino a novembre all’incremento delle esportazioni a causa dell’incendio che ha colpito l’impianto texano di Freeport Lgn, da cui arriva un quinto della produzione nazionale.

di Enrico Marro e Fabio Savelli

I guadagni di Russia e Cina

Nonostante le sanzioni e l’avanzata della concorrenza, Mosca continua a farla da padrona e a guadagnare. Anche se Gazprom quest’anno ha diminuito l’esportazioni del 37,4%, nel primo semestre ha registrato utili netti per circa 41,5 miliardi di euro. Intanto, anche la Cina , che non lo produce, rivende il gas naturale liquefatto che gli avanza, data l’attuale debolezza di domanda energetica interna. Secondo il Financial Times, nei primi sei mesi dell’anno il 7% delle importazioni in Europa sarebbe arrivato da Pechino, che per ogni metaniera il cui carico viene ceduto incasserebbe qualcosa come 100 milioni di dollari. Il Qatar sta già assegnando pure la produzione futura, mentre con il progetto North Field East, il cui nuovo partner è Eni, permetterà di aumentare la capacità di export di GNL da 77 milioni di tonnellate per anno (Mtpa) nel 2017 a 126 Mtpa nel 2027.

E poi c’è la Norvegia. Il Paese nordico, che prevede di mantenere gli attuali livelli record di produzione di gas fino al 2030 (si stima che quest’anno produrrà 122 miliardi di metri cubi di gas, ovvero l’8% in più sul 2021), è stato una sorta di àncora di salvezza per il Vecchio Continente, diventando il primo fornitore europeo, scalzando la Russia. Il surplus commerciale della Norvegia ha raggiunto un livello record nel mese di luglio, con 153,2 miliardi di corone (15,6 miliardi di euro) che hanno superato il precedente record stabilito a marzo (138,1 miliardi di corone), secondo i dati pubblicati dall’istituto nazionale di statistica Ssb. Le esportazioni di gas sono più che quadruplicate rispetto al luglio 2021, raggiungendo la cifra record di 128,4 miliardi di corone (12,8 miliardi di euro).

di Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles

All’elenco dobbiamo aggiungere l’Olanda, che tra il primo e il secondo trimestre del 2022 ha raddoppiato il suo surplus, oltre ogni previsione. E questo grazie all’impatto positivo del mercato di riferimento europeo sul prezzo del gas, il Ttf di Amsterdam. Come scrive Federico Fubini, si tratta in realtà di un mercato piccolo, da uno o due miliardi al giorno per valore dei contratti scambiati (contro i duemila miliardi al giorno della borsa del Brent di Londra), ma a il boom dei prezzi sul Ttf permette all’Olanda di registrare crescenti surplus a spese della drammatica emergenza del resto d’Europa.

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