Mattarella, il cambiamento climatico non governato e il gas del Mozambico - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

2022-09-10 03:30:48 By : Ms. info lin

Clima | Energia | Geopolitica | Inquinamenti

La visita di Stato in uno dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici e la tragedia climatica del Marmolada

Ieri, durante la sua visita in Mozambico, uno dei Paesi più devastati dai cambiamenti climatici, colpito negli ultimi anni in successione da tifoni devastanti che nel Paese africano non si erano mai visti prima, nella conferenza stampa tenutasi dopo l’incontro con il presidente mozambicano Filipe Jacinto Nyusi, rispondendo a una domanda sulla correlazione  tra i cambiamenti climatici con il problema delle migrazioni e la tragedia del Marmolada e alla richiesta di un suo pensiero sulla lotta al cambiamento climatico e sul suo impatto sulle popolazioni mondiali, il Presidente della Repubblica Mattarella ha risposto con parole di urgente saggezza: «Ho esposto poc’anzi al Presidente Nyusi, durante i colloqui, quanto avvenuto in Italia, alla Marmolada, come elemento simbolico delle tante tragedie che il mutamento climatico non governato sta comportando in tante parti del mondo. Vorrei fare una considerazione generale. Questo del clima, come altri problemi che sono di fronte all’umanità – la sanità, lo abbiamo visto con la pandemia; lo sviluppo economico, ormai globalizzato; le migrazioni – sono fenomeni globali che nessun Paese può affrontare da solo. La pandemia dovrebbe averci insegnato che l’umanità ha pericoli e nemici comuni che deve affrontare insieme, collaborando. Questo del clima richiede una forte collaborazione. È un problema comune. Senza una piena collaborazione di tutti non potrà essere governato. Il Presidente Nyusi ha fatto poc’anzi una magnifica sottolineatura dell’esigenza di rispettare la natura. E abbiamo registrato, in questa necessità, alcuni impegni internazionali in diversi fori multilaterali che sono stati svolti in tante parti del mondo, l’ultimo a Glasgow. Questi impegni non sempre vengono rispettati».

Mattarella ha sottolineato che «Come il Presidente Nyusi ha ricordato, vi sono Paesi che non si impegnano su questo fronte, che riguarda l’avvenire di tutti nel mondo. Occorre quindi richiamare tutti a rispettare quegli impegni assunti in queste convenzioni internazionali e a definire e assumere impegni ulteriori. Perché quello che l’esperienza dimostra, giorno per giorno, in tante parti del mondo, è che senza affrontare sistemicamente e seriamente, a fondo, i problemi che pone il cambiamento climatico, contrastandolo, sarà difficile garantire alle future generazioni una vita accettabile sulla Terra. Questo è un altro impegno che richiede collaborazione internazionale. E anche per questo l’appello che, insieme, nasce dai valori che Mozambico e Italia professano, è la collaborazione. Perché su questi fronti, su queste sfide, senza collaborazione non vi è speranza».

Parole sagge e condivisibili, ma in contraddizione con la vera motivazione della visita di Stato di Mattarella in Mozambico: il gas, un combustibile fossile che causa il riscaldamento globale, e quindi un esempio del mancato governo del cambiamento climatico, dal gap tra il dire e il fare, e dello scarso impegno dei governi e delle multinazionali nella lotta climatica.

Infatti, prima, nella sua introduzione alla conferenza stampa, Mattarella aveva evidenziato che «E’ importante la collaborazione che avviene sul piano energetico attraverso l’azione dell’ENI. Il prossimo avvio dell’esportazione di gas naturale liquefatto dall’impianto di Coral Sul, gestito da ENI, è un traguardo importante che testimonia quanto sia preziosa la nostra collaborazione».

Certo, Mattarella ha poi aggiunto che  spera che la collaborazione energetica si possa allargare ad altri settori economici: «Come abbiamo detto nel nostro incontro con il Presidente Nyusi, coinvolgendo diverse aziende italiane che già lavorano ed altre che possano impegnarsi, essendo in Mozambico. Poc’anzi, la firma cui abbiamo assistito del Piano Indicativo Pluriennale in tema di Cooperazione allo Sviluppo è una dimostrazione di questa volontà che insieme, Italia e Mozambico, hanno sul piano della collaborazione per lo sviluppo. Questo piano consente di armonizzare l’impegno italiano con la strategia nazionale di sviluppo del Mozambico, orientato alla diversificazione dell’economia e a sostegno della competitività, come strumento indispensabile per produrre reddito e occupazione soprattutto a vantaggio dei giovani».

Ma la cifra del viaggio di Mattarella nell’ex colonia portoghese governata dall’ex marxista-leninista Frelimo, è il gas e la contraddizione con «Le tante tragedie che il mutamento climatico non governato sta comportando in tante parti del mondo» è palese in uno dei Paesi del mondo più colpito dai cambiamenti climatici e che sta combattendo nel nord una guerra con le milizie jihadiste degli Al-Shabaab proprio di fronte alle piattaforme di trivellazione dell’ENI e proprio per il possesso di quei giacimenti di idrocarburi che vogliamo sfruttare e che provocheranno ancora più cambiamenti climatici. Si può dire – e l’Onu l’ha fatto più volte – che il Mozambico è un esempio di ingiustizia e malgoverno climatico globale. E che l’Italia partecipa attivamente a entrambi.

Come dice proprio ENI: «Il Mozambico è uno tra i Paesi più promettenti del continente africano nel settore energetico. Siamo presenti sul territorio dal 2006 e attualmente operiamo nel settore Exploration & Production e Refining & Marketing e Chimica».

L’avvio di Coral Sul al quale ha fatto riferimento il Presidente Mattarella  è avvenuto a gennaio e si tratta di un impianto di gas naturale liquefatto galleggiante (Floating Liquefied Natural Gas, FLNG) che processa il gas estratto dal giacimento di Coral South, al largo del Mozambico e che trasforma il Paese africano in un produttore di GNL che viene quasi tutto esportato e del quale a uno dei più poveri Paesi del mondo resta solo una quota. Paese. La Coral Sul FLNG è lunga 432 metri, larga 66 metri, pesa circa 220.000 tonnellate e può ospitare fino a 350 persone nel suo modulo abitativo di 8 piani. L’impianto è situato a una profondità d’acqua di circa 2.000 metri e viene tenuto in posizione tramite 20 linee di ormeggio per un peso complessivo di 9.000 tonnellate. La Coral Sul FLNG ha una capacità di liquefazione di gas di 3,4 milioni di tonnellate all’anno (MTPA) e metterà in produzione 450 miliardi di metri cubi di gas dal gigantesco giacimento di Coral, situato nel bacino del Rovuma. Coral-Sul FLNG è il primo impianto galleggiante di GNL mai installato nelle acque profonde del continente africano.

In un comunicato del 18 giugno che ha preceduto la visita di Mattarella,  Eni spiegava che «Eni, in qualità di Operatore Delegato Upstream di Area 4 per conto dei partner ExxonMobil, CNPC, GALP, KOGAS e ENH, annuncia che è stata avviata, in piena sicurezza, l’introduzione di idrocarburi nella Coral Sul, l’impianto di gas naturale liquefatto galleggiante (Floating Liquefied Natural Gas, FLNG) dal giacimento di Coral South, al largo del Mozambico. Con l’immissione di gas nell’impianto, la Coral Sul FLNG si prepara a produrre il primo carico di GNL nella seconda metà del 2022, aggiungendo così il Mozambico ai Paesi produttori di GNL. L’introduzione di idrocarburi avviene dopo il puntuale completamento delle attività di commissioning offshore. La FLNG è arrivata nel sito operativo al largo del Mozambico all’inizio di gennaio 2022; l’ormeggio e il collegamento a sei pozzi di produzione sottomarini sono stati finalizzati rispettivamente a marzo e maggio 2022».

La multinazionale energetica italiana a partecipazione statale ricorda che «Il progetto Coral South ha raggiunto la decisione finale di investimento nel 2017; le attività di fabbricazione e costruzione dell’impianto FLNG sono iniziate a settembre 2018 (con il taglio della prima lastra d’acciaio per lo scafo) e sono state completate come da programma in 38 mesi, nonostante la pandemia di Covid-19. La Coral Sul FLNG è partita dalla Corea del Sud verso il Mozambico nel novembre 2021; mentre la costruzione era in corso in Corea, diverse significative attività sono state intraprese in Mozambico con il supporto delle autorità locali, tra cui la campagna di perforazione e completamento in acque ultra-profonde (2.000 m) che ha coinvolto le più alte competenze e attrezzature tecnologiche e operative. La Coral-Sul FLNG è stata implementata con un approccio improntato all’ottimizzazione energetica, basato su una analisi sistematica dell’efficienza. Tra le caratteristiche si segnalano, tra l’altro, zero flaring durante le normali operazioni, l’uso di turbine a gas aeroderivate termicamente efficienti per la compressione di refrigeranti e la generazione di elettricità, l’uso della tecnologia Dry Low NOx per ridurre le emissioni di ossidi di azoto e sistemi di recupero del calore residuo per il processo».

Eni è presente in Mozambico, dove collabora anche con Total. dal 2006. Tra il 2011 e il 2014 l’azienda ha scoperto risorse supergiant di gas naturale nel bacino del Rovuma, nei giacimenti Coral, Mamba Complex e Agulha, con volumi complessivi di gas stimati di 2.400 miliardi di metri cubi. Eni detiene inoltre diritti esplorativi nei blocchi offshore A5-B, Z5-C e Z5-D nei bacini dell’Angoche e dello Zambezi. Area 4 è operata da Mozambique Rovuma Venture S.p.A. (MRV), una joint venture costituita da Eni, ExxonMobil e China National Petroleum Corporation (CNPC) , che detiene una quota del 70% nel contratto di concessione di esplorazione e produzione dell’Area 4. Oltre a MRV, Galp, KOGAS e Empresa Nacional de Hidrocarbonetos E.P. detengono quote del 10% ciascuna nell’Area 4. Eni è Operatore Delegato offshore e guida la costruzione e l’esercizio dell’impianto galleggiante di gas naturale liquefatto per conto di MRV.

Basta leggere quel che scrive la stessa ENI per capire che nelle profondità del Canale di Mozambico, di fronte a una costa devastata dai cambiamenti climatici, dalla povertà e dalla guerra energetica e per le risorse, operano alcuni tra i maggiori responsabili del «mutamento climatico non governato» condannato da Mattarella: le multinazionali fossili che lavorano alacremente perché i negoziati climatici siano inconcludenti e perché non ci siano alternative ai combustibili fossili, nemmeno per il poverissimo e sfortunato Mozambico.

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