«Se i ghiacciai continueranno a sciogliersi, perderemo per sempre la nostra storia»- Corriere.it

2022-07-30 02:24:15 By : Mr. TCN Director

«Come si spiega ciò che è accaduto alla Marmolada, e più recentemente, anche se in forma più lieve, sull’Adamello? E’ purtroppo molto semplice: i ghiacciai si stanno lentamente ritirando, lo diciamo da mezzo secolo. Tutto sta nel voler recepire queste grida d’allarme». Non è il commento di un ambientalista dell’ultima ora, bensì di uno scienziato e di un grande esperto in materia. Valter Maggi è il presidente del Comitato glaciologico italiano, oltre che responsabile dell’EuroCOLD Lab, dell’Università degli studi di Milano-Bicocca, dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, il “Frigorifero” dove sono conservate, a meno 40 gradi, le carote di ghiaccio, frutto del monitoraggio dei ghiacciai di tutto il mondo .

Valter Maggi, glaciologo e tra i protagonisti della missione “ClimADA” sul ghiacciaio dell’Adamello, avverte: «I ghiacciai sono un archivio vivente. Nella parte orientale delle Alpi, il 90 per cento della superficie si sta sciogliendo ad una velocità spaventosa». Come si leggerà - nelle ‘carote di ghiaccio’ - il clima dell’ultimo millennio

Dall’aprile dello scorso anno, da quando sul ghiacciaio lombardo è partito il Progetto ClimADA (acronimo di clima e Adamello), il cui obiettivo è scoprire il clima degli ultimi mille anni, dopo aver perforato per 244 metri il ghiaccio dell’Adamello, una carota di questa stessa lunghezza riposa in una delle due “camere bianche” del laboratorio milanese . «Studiamo il passato per capire qualcosa di più su ciò che ci aspetta in futuro», osserva Maggi, secondo il quale, gli episodi avvenuti in queste ultime due settimane sui ghiacciai della Marmolada e dell’Adamello non sono altro che il frutto dell’innalzamento delle temperature a causa del cambiamento climatico. Come dire, è inutile girarci intorno.

«Ma studiare il passato, attraverso le analisi scientifiche delle diverse età del ghiacciaio presenti sulla carota, ci dice anche che i ghiacciai, fino alla prima metà del 1800, hanno avuto una fase di crescita molto vistosa nel cosiddetto periodo della Piccola età glaciale . In sintesi? Non sarebbe male capire come si caratterizzava l’atmosfera in quel momento storico», aggiunge l’esperto. Il progetto “ClimAda”, che vede la partecipazione di cinque attori principali (Regione Lombardia, Università degli Studi Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Università di Brescia e Comunità Montana di Valle Camonica-Parco dell’Adamello), ad un anno di distanza dalla prima perforazione, ha visto l’inserimento di una fibra ottica all’interno del foro praticato, per monitorare l’evoluzione temporale del profilo termico e deformativo del ghiacciaio .

Come viaggia l’atmosfera

Intanto, sono trascorsi tre mesi dalla seconda spedizione di “ClimADA”, un progetto che andrà avanti fino a dicembre 2023, e del quale già qualcosa può essere raccontata. «Abbiamo effettuato un primo taglio della carota, il cui diametro misura 8 centimetri, per ricavarne un quarto da spedire in Svizzera, in un laboratorio vicino Berna, dove si occuperanno di studiare isotopi e ceneri derivate dalla combustione; mentre, qui, a Milano, stiamo facendo una serie di misure con uno scanner iper-spettrale per ottenere una stratigrafia generale della carota di ghiaccio» , spiega Maggi, la cui ricerca intorno al prezioso testimone del passato è anche orientata sul presente: «Effettuiamo delle misurazioni continue sul materiale minerale proveniente dal Sahara: in questo modo, riusciamo a comprendere, attraverso uno strumento realizzato dal Politecnico di Milano, il trasporto atmosferico. Infine, dal prossimo autunno, inizieremo a lavorare sulla parte vegetale della carota per ricostruire la storia ambientale degli ultimi cento anni dell’Adamello , il ché vuol dire venire a conoscenza sia della parte naturale che di quella antropica delle Alpi centrali».

Ecco la “Macchina climatica”

Per uno studio del passato che finisce per riempire quel vuoto di dati diretti della storia e magari per descrivere con un po’ più di precisione ciò che ci sta accadendo intorno: «L’obiettivo è provare a comprendere meglio come funziona la macchina climatica: insomma, che l’Adamello si stia fondendo a una velocità sorprendente, lo avevamo già compreso nel 2016, nel corso di un test di perforazione conclusosi a meno 45 metri : siamo riusciti a calcolare che la superficie sulla quale camminavamo era quella del 1990. In pratica, si lavora su un ghiacciaio in perenne movimento».

E tutto dipende da quale punto di vista si osserva il fenomeno: «Se consideriamo la zona occidentale delle Alpi, dove la montagna arriva fino a 4000 metri, la percentuale di ritiro dei ghiacciai è più o meno del 20 per cento ; ma, dalla parte opposta, dove siamo sui 3000 metri, la percentuale sale in modo drastico e con punte del 90 per cento della superficie », commenta Maggi, il quale ci tiene a sottolineare, da studioso, il problema principale dello scioglimento dei ghiacciai: «Stiamo perdendo informazioni ad una velocità spaventosa. I ghiacciai sono un archivio vivente, in grado di registrare tutto ciò che accade intorno a loro : le informazioni le abbiamo, però cerchiamo di utilizzarle nel modo giusto. Non possiamo più perdere tempo».